P2P insurance: un modello di successo? - FinancialInnovation.it
P2Plending

P2P insurance: un modello di successo?


Nuovi modelli di business si stanno affermando nel settore assicurativo ma non mancano le difficoltà.

L’evoluzione delle tecnologie digitali sta modificando le regole del gioco in tutti i mercati contribuendo alla trasformazione delle abitudini/esigenze dei consumatori, all’automazione dei processi, all’evoluzione dei modelli di servizio, alla nascita di nuovi modelli di business e nuove realtà innovative quali le Insurtech.

All’interno di questo fenomeno si sta sviluppando l'assicurazione peer-to-peer o social insurance.

Una delle promesse di “valore” della social insurance è il risparmio derivante dall’acquisto della polizza assicurativa condividendo il rischio insieme ad un gruppo di altre persone. Il gruppo controlla in modo trasparente il risparmio maturato in tempo reale e i sinistri avuti dai membri. Alla scadenza della polizza, in caso di una minore rischiosità rispetto a quella prevista, si riceverà il rimborso (GiveBack) di una parte del costo pagato. Quindi minori saranno i sinistri avvenuti nel gruppo maggiore sarà il GiveBack. Il fatto di aggregare persone e far loro condividere, oltre che il bisogno, anche la probabilità che avvenga un sinistro rende più consapevoli i sottoscrittori.

Il modello è quindi una rivisitazione del concetto di mutualità che ha portato alla nascita delle stesse assicurazioni e contestualmente promuove un comportamento virtuoso degli assicurati. La P2P insurance consente una riduzione delle asimmetrie informative tra assicurato e compagnia, limitando il rischio frode.

Lemonade è stato uno dei primi player ad introdurre questo modello nel mercato statunitense con un messaggio chiaro: “Forget Everything You Know About Insurance. Instant everything. Killer prices. Big heart”. Il target principale di Lemonade sono i giovani affittuari e i proprietari di case (il 75% dei clienti ha meno di 35 anni). La soluzione full digital, e anche mobile, copre da rischi quali furti, atti vandalici, incendi, fumo, esplosioni di tubi, perdite ecc. a partire da circa $5 al mese per gli affittuari e 25$ per i proprietari di casa. Il modello di business prevede una fee fissa sui premi e una copertura delle polizze attraverso riassicuratori.

Grazie all’utilizzo di tecnologie come l’intelligenza artificiale e i chatbot, Lemonade ha potuto ridurre, per specifici profili di rischio, i controlli in fase assuntiva e liquidativa tanto da riuscire a gestire il processo in pochi secondi/minuti. Attraverso i suoi algoritmi la società dichiara di completare la sottoscrizione in 90 secondi e di pagare il 25% dei sinistri in 3 secondi!

Lemonade si posiziona anche come “piattaforma aperta” attraverso API consentendo ad altre aziende di integrare le proprie proposte assicurative.

Il modello di business di Lemonade è anche etico e prevede di devolvere a scopi di beneficienza fino al 40% dei fondi non pagati per i sinistri. Nel 2018 ha donato circa 162 mila dollari a enti no profit quali Teach For America, ACLU, New Story e altri scelti dai clienti. Per questo la società ha ottenuto la certificazione di Benefit Corporation. Lemonade ha iniziato ad operare a NY e ha poi ottenuto una licenza per altri 25 paesi USA; recentemente ha dichiarato l’intenzione di internazionalizzare l’attività anche in Europa.

Fondata nel 2015 ha raccolto ingenti fondi (circa 180 milioni) da investitori istituzionali quali Softbank, Sequoia Capital, Google Ventures e Allianz. Nel 2017 dichiarava ricavi per 10 milioni di dollari ed un “total underwriting loss” di $15.8m.

Una recente ricerca AIFIn/MarketLab ha testato il “concept” P2P insurance su un campione di utenti internet italiani. Mancando nel nostro mercato un’adeguata offerta per “richiamare” questo modello di assicurazione è stato utilizzato il concetto di “gruppo di acquisto”, sicuramente più noto ai consumatori, per agevolare la comprensione del concept.

I gruppi di acquisto “offline” non sono infatti una novità: più consumatori si mettono insieme per comprare grossi quantitativi di un prodotto (spesso generi alimentari o altri prodotti di consumo, ma anche servizi) spuntando così un prezzo più basso di quello che avrebbero ottenuto come acquirenti individuali. Il risparmio è sicuramente uno dei driver di scelta dei gruppi di acquisto, ma non è il solo: spesso raccolgono l’interesse di utenti con un approccio critico al consumo e che desiderano applicare i principi di solidarietà e sostenibilità ai propri acquisti (gruppi di acquisto solidale). Con i social network si stanno sviluppando molto anche gruppi di acquisito online.

Per i ricercatori di MarketLab l’applicazione di questo approccio al settore assicurativo attraverso il P2P insurance, facendo leva sul concetto di acquisto comune e di risparmio, ha sicuramente un suo potenziale: l’interesse rilevato nella ricerca ha particolari significatività in alcune fasce di età anche non giovani, per titolo di studio, per comportamento su Internet e per “approccio” al rischio.

Inoltre la potenzialità del P2P insurance con un modello digitale e mobile, semplice e veloce, trasparente e anche solidale potrebbe far aumentare decisamente il valore percepito. Tuttavia, evidenziano gli analisti di MarketLab, ad oggi manca l’offerta di mercato, tranne nel caso di qualche start-up. Le barriere alla sua adozione da parte della potenziale clientela sono infatti per lo più legate alla conoscenza di queste soluzioni, alla fiducia e alla consulenza.

I social network teoricamente dovrebbero permettere di intercettare meglio le community e consentire agli assicurati di condividere e connettersi più facilmente rispetto ad un determinato bisogno assicurativo. Nella realtà operativa tuttavia non mancano le difficoltà nel trovare un numero sufficiente di sottoscrittori per alimentare il fondo a copertura dei sinistri. Questo spiega una delle principali difficoltà nello sviluppo di questi modelli di business.

 

La redazione di FinancialInnovation.it