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Il Chief Innovation Officer in Credem


Piergiorgio Grossi – Chief Innovation Officer, Credem

Ha recentemente scritto un contributo per la rivista AIFIn “Marketing e Finanza” da titolo “Storytelling di un Chief Innovation Officer: dalla F1 alla Banca”. Perché Credem ha scelto un CInO proveniente da un altro settore?

Io ho sempre ricoperto ruoli nell’intorno della tecnologia, dell'innovazione e del digitale nella mia vita. L’ho fatto in aziende molto diverse tra loro: dalla F1 in Ferrari alle startup di comunicazione, dalla consulenza nel mondo del dato e dell’AI in Iconsulting fino alla trasformazione digitale in Ducati. Tra gli elementi distintivi del Chief Innovation Officer ricercato da Credem ci doveva essere la capacità di vedere le cose da un altro punto di vista.

Questo è un ragionamento che logicamente può essere condiviso, ma un conto è condividerlo, un conto è andare in execution assumendo un esterno e creando un Team. Poi serve anche dare forza a questo Team, mettendolo in posizione apicale e neutra rispetto alle altre Business Unit. Non una Innovation Unit figlia dell’IT o del Personale o di un qualche ramo commerciale dell’azienda, ma un Team in grado di lavorare (o dare fastidio, come forse direi io) con tutti: perché l’innovazione sta in tanti posti diversi. La creazione di una Innovation Unit fatta a questo modo è anche uno straordinario messaggio ad una azienda: per noi l’Innovazione è una priorità.

 

Com'è iniziata quindi questa esperienza?

In primis ascoltando e capendo che, di qualunque cosa ci fossimo occupati, questa avrebbe fatto parte di una delle seguenti due categorie: (1) cose che nessuno stava facendo in Credem (e quindi “vanno fatte?”), (2) cose che qualcuno percepiva come “proprio dominio di influenza (e quindi “cosa vogliono questi?”).

La fase di ascolto fu molto interessante perché ci permise di capire cosa volesse dire innovazione per noi, che ruolo i colleghi si aspettavano che noi avremmo ricoperto, quali erano le necessità del nostro “cliente interno”. Tutto questo ci ha permesso di generare una “versione beta” della nostra definizione di innovazione e delle attività che dovevamo fare… pandemia permettendo (perché ⅔ della vita della nostra Innovation Unit circa è passata lavorando da casa).

 

Qual è dunque il vostro concetto di innovazione e qual è la mission della Innovation Unit?

Parlando di definizione di innovazione, abbiamo deciso che l’Innovation Unit doveva essere l’insieme delle persone e degli strumenti che “creano le condizioni per cui l’innovazione avvenga”.

Quindi non quelli che si chiudono nella stanza dell’innovazione, generano grandi idee e soluzioni, e poi le dispensano ai colleghi impegnati al fronte del business as usual. Ma quelli che progettano e costruiscono un insieme di strumenti per i colleghi delle altre aree in azienda. Strumenti che possano servire loro a mettersi alla prova e generare l’innovazione giusta che serve a Credem. Strumenti molto diversi tra loro: in alcuni casi metodologici come l’Agile per una miglior execution o il Design Thinking per un approccio maggiormente esplorativo e guidato dal cliente. In altri casi strumenti molto pratici e tangibili come budget, persone, risorse, relazioni con l’esterno. Nella nostra definizione di innovazione appaiono altre parole importanti come “probabilità”, “sviluppare e intercettare innovazione” e “determinazione del terreno di gioco”. Ma questi concetti legati alla tipologia di innovazione che una azienda vuol fare, e gli orizzonti in cui si vuole addentrare, hanno bisogno di diventare realtà attraverso degli strumenti concreti.

Insomma, quando sento parlare di Innovazione la vedo spesso associata ad altro: Innovazione Digitale, Innovazione Tecnologica. Non mi piace. Non perché sia particolarmente sbagliato, ma perché non è il cuore: il cuore dell’Innovazione continuano ad essere le persone che, grazie ai numerosi e straordinari strumenti a disposizione, sanno fare la differenza.